Centoventi di Centoventi: grazie Helsinki!


Alla fine anche questo momento è arrivato. I centoventi giorni si sono conclusi e io sono tornata a casa arricchita e con un bagaglio di esperienze e di emozioni che mai avrei immaginato di collezionare. Tirando le somme, ci sono un paio di cose che mi sento di dire:

Mi mancherai Helsinki. Mi mancheranno i tuoi semafori rumorosi, lo sferragliare dei tram, i vagoni rossi della metropolitana e i trasporti sempre puntuali. Mi mancherà camminare per le tue strade, perdermi nel supermercato di Stockmann, rimanere incantata davanti alle vetrine dei tuoi negozi di arredamento. Mi mancheranno la pulla, il korvapuusti e il glögi. Mi mancherà vedere sorgere il sole (quando si palesava) mentre seguivo le lezioni di Arto. Mi mancherà studiare al settimo piano della biblioteca con vista sulle cupole verdi della cattedrale. Guarda, forse mi mancherà anche l’Unicafe con le carote grattugiate e il pesce impanato. Mi mancherà addirittura la brodaglia che voi chiamate caffè e alla quale ho finito per abituarmi. Mi mancherà il cafè Regatta e il suo profumo di cannella e burro. Mi mancheranno i caotici pub di Kallio dove trovavi la birra "a poco". Mi mancherà la piazza del Senato con i suoi mercatini di Natale. Mi mancherà il porto con le sue bancarelle e il mercato coperto con le sue distese di salmone. Mi mancherà vagare per i centri commerciali e i loro mille passaggi sotterranei. Mi mancherà vedere la neve scendere fuori dalla finestra, un po' meno il pantano che si creava poi sul marciapiede.



Mi mancherete voi. Mi mancherà Vanessa, le colazioni in silenzio perché al mattino nessuno ci deve parlare, svegliarsi con il rumore del bollitore, lo sguardo di intesa e “che dici, ce lo guardiamo un episodio?”. Mi mancheranno le feste con le solite stupide canzoni e le cene a base di nachos e pasta. Mi mancherà la tortilla di Marta. Mi mancherà incontrarvi per strada e all'università. Mi mancherà accordarci per un caffè. Mi mancherà guardare insieme le mille fotografie. Mi mancherà pattinare con voi sul ghiaccio. Mi mancherà cantare a squarciagola anche se siamo stonati. Mi mancherà ridere fino alle lacrime per le tue battute, Luca. (Anzi, tutto questo mi manca già).



Troppo spesso l'Erasmus è legato ad un immaginario di feste, alcool e vita sfrenata. Non che questo manchi (tutt'altro), è solo che un'esperienza simile è molto di più. Significa incontrare moltissime persone e altrettante culture; significa instaurare legami sinceri e profondi; significa crescere e imparare a farcela da soli; significa cavarsela anche nelle situazioni più spiacevoli; significa imparare a guardare il mondo da un altro punto di vista e realizzare che fino ad oggi abbiamo vissuto solo una delle infinite possibilità che la vita ci offre.
Quando poi tutto ciò si aggiunge a paesaggi che tolgono il fiato e a luoghi che probabilmente non avrei mai avuto modo di visitare, allora mi sento davvero fortunata. Perché per una volta ho fatto la scelta giusta, ho smesso di pensare alle mille cose che avrei voluto fare e ne ho davvero portata a termine una. No, non è stato semplice. Soprattutto all'inizio, quando ho dovuto affrontare la burocrazia, quando non trovavo i corsi per il mio piano di studi, quando non avevo una casa. Quando mi sono sentita sola e ad un passo dal mollare tutto e tornare indietro.
Questa però forse è la parte che mi ha aiutato di più, il momento in cui sono diventata una persona adulta e ho capito che avrei dovuto risolvere i miei problemi da sola e soprattutto che avevo le capacità per farlo. Ringrazio i miei genitori, che non hanno mai dubitato di ciò. Ringrazio Flavio, che ha sopportato le mie mille telefonate disperate e mi ha sempre detto che sarebbe andato tutto bene. Ringrazio le mie amiche, che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno.



Infine ringrazio tutti voi che avete letto ciò che ho scritto e mi avete in qualche modo accompagnato durante questi quattro mesi. Ringrazio tutti quelli che mi hanno scritto dicendomi che grazie a me hanno viaggiato un po' anche loro, essere riuscita a trasmettervi ciò che ho provato è stata la mia soddisfazione più grande. Non so se continuerò a scrivere, non so verso quali destinazioni sarò diretta, non so che cosa mi riserverà il futuro, per il momento sapere di avervi portato con me in questi luoghi incredibili, sapere di avere emozionato qualcuno di voi e magari di aver portato un po' di svago nel bel mezzo della solita noiosa routine mi rende davvero felice.
Per questo credo che mi capiterà di rileggere tutto questo, quando sarò un po' giù di morale o quando sarò convinta di non poter superare una difficoltà. Mi aiuterà a ricordarmi che tutto è possibile, vedere il tramonto a mezzogiorno, trovare una casa quando tutto sembra remarti contro, trovare il coraggio di scrivere tutto questo per poi scoprire che c'è davvero qualcuno interessato a leggerlo.

Kiitos (che, se non l'aveste capito, significa GRAZIE).


Commenti

Post popolari in questo blog

Lapponia: quando i sogni diventano realtà

Uno di Centoventi: ciao Helsinki!