Lapponia: quando i sogni diventano realtà



È difficile scrivere questo post, molto più di quanto mi sarei aspettata. Ho provato talmente tante emozioni nel corso di questo viaggio che pensavo sarebbe stato semplice far scorrere fiumi e fiumi di parole e invece no. Sono tutte qui, nascoste da qualche parte dentro di me e io non so davvero come farle uscire, come poter trasmettere almeno la metà di ciò che i miei occhi hanno visto, di ciò che la Lapponia – ma soprattutto le persone che hanno condiviso tutto ciò con me – mi hanno regalato. Sicuramente sembrerò retorica, ma davvero ho provato già diverse volte a mettermi davanti al computer e a scrivere qualcosa, senza mai riuscirci, senza avere la sensazione di dire solo banalità. 

Nelle foto di Instagram delle persone che erano in viaggio con me spopolava l’hashtag #onceinalifetime, ed effettivamente un viaggio in Lapponia è una cosa che si fa una sola volta nella vita (o forse no, chi lo sa?). Per questo ancora non realizzo di esserci stata, di aver visto quelle distese infinite di alberi innevati, di aver guardato il tramonto alle 13.30, di aver dato da mangiare ad una renna, di aver guidato una slitta trainata dagli husky. Solo a scrivere queste cose mi vengono ancora i brividi, è difficile rendersi conto di quanto unica sia l’esperienza che ho appena avuto la fortuna di fare. La Lapponia mi ha fatto sentire viva, mi ha fatto venire i brividi (forse anche di freddo, viste le temperature), mi ha fatto saltare di gioia. Mi ha fatto incantare a bocca aperta di fronte al rosso del cielo che si rifletteva sul bianco degli alberi, o di fronte alle mille luci del villaggio di Babbo Natale. Sono stati forse i cinque giorni più intensi della mia vita (fino ad ora) e, soprattutto, sono stati il perfetto coronamento di questa esperienza incredibile. 




Non avevo mai visto un orso polare, né tanto meno uno così ciccione e buffo da non riuscire neanche a correre senza ritrovarsi con il sedere per terra. Non avevo mai visto neanche una renna e probabilmente neanche voi, visto il successo che le foto di "Rudolph" hanno avuto sui miei social. È un animale maestoso ed elegante, non troppo affabile a dire la verità. Per carità, me le immagino tutti i giorni e per tutto il giorno costrette a sorridere per le fotocamere e a farsi accarezzare da orde di ragazzi urlanti, probabilmente neanche io sarei troppo affabile. Sembrano così a loro agio però nella neve, con le loro briglie colorate e le grandi corna; si lasciano toccare per un po', poi semplicemente ti fanno capire che si sono stufate e che faresti meglio a lasciarle stare.
Poi ci sono gli husky, loro sì che sono proprio nel loro ambiente. Quando siamo arrivati con il pullman hanno iniziato ad abbaiare come matti, impazienti di correre. Probabilmente essere stata su una slitta trainata dagli husky entra di diritto nella top ten delle cose più fighe che ho fatto nella mia vita (che poi è praticamente per lo più costituita da cosa fatte e viste in Lapponia): una pista nella neve circondata da alberi imbiancati, la luce arancione del sole che non supera mai la linea dell'orizzonte, i cani che corrono con tutta la loro forza, come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se non sentissero neanche fatica. La proprietaria dell'allevamento ci ha poi parlato di loro, di come ognuno abbia il proprio carattere e magari sia più portato per fare il leader o semplicemente per seguire il gruppo, sembrava stesse parlando di  ragazzi come noi.


Abbiamo anche camminato nella neve fresca in una notte di luna piena, anzi della "super luna", che era così brillante e grande da illuminare tutto il paesaggio intorno a noi. Abbiamo camminato tra gli alberi piegati dalla neve, siamo sprofondati con le ciaspole non riuscendo più a rialzarci dal ridere, abbiamo visto una prima piccola aurora boreale. Ed ecco lo spettacolo più incredibile di questi sei giorni, d'altronde era facilmente prevedibile. Mi ricordo ancora quando, guardando Balto, ho visto per la prima volta quella che chiamavano "Aurora Boreale": non credevo che una tale esplosione di luci e colori esistesse davvero in natura, non credevo che l'avrei davvero mai vista con i miei occhi. E poi semplicemente sono uscita dal mio cottage, anzi siamo usciti dal nostro cottage, correndo come matti, qualcuno senza neanche allacciarsi le scarpe, senza sciarpa, senza cappello (e la temperatura si aggirava intorno ai -15 gradi); non ci credevamo neanche noi, il cielo quella sera era nuvoloso e avevamo perso le speranze. Invece ad un certo punto, quando davvero nessuno se lo aspettava, il cielo è diventato improvvisamente limpido e insieme alle stelle è spuntata anche una luce verde brillante che si muoveva sinuosa. È impossibile spiegare cosa si provi, è impossibile descrivere che cosa effettivamente l'aurora boreale sia; non c'è foto, non ci sono parole che possano renderle giustizia. Ti senti semplicemente parte di qualcosa che è davvero molto più grande di te e ti senti contemporaneamente così piccolo ma così importante, perché tu sei lì e puoi vederlo. Abbiamo passato due ore al freddo, senza neanche rendercene conto. Abbiamo urlato, cantato e ballato per riscaldarci, ci siamo abbracciati dalla gioia, abbiamo provato a scattare mille foto che potessero almeno ricordarci ciò di cui eravamo stati testimoni. L'aurora è tornata anche il giorno dopo, sulla strada di ritorno dalla Norvegia, dove avevamo appena fatto un tuffo rinfrescante nell'Oceano Artico.


Porterò per sempre con me questi ricordi; ho stretto la mano a Babbo Natale in equilibrio sul circolo polare artico, sono corsa dalla sauna direttamente nell'oceano, ho costruito il pupazzo di neve più brutto della storia, ho creduto che avrei perso l'uso dei piedi e delle mani per il freddo, ho scattato così tante foto da riempire la memoria del telefono.
Guardandomi indietro, però, ringrazio la Lapponia soprattutto per avermi insegnato una cosa: non esiste niente al mondo in grado trasmettere emozioni così intense come viaggiare, visitare luoghi incontaminati ed entrare in contatto con la natura che ci circonda e di cui, anche se spesso ce ne dimentichiamo, siamo parte integrante. È questo ciò che dovrebbe contraddistinguere e arricchire la vita delle persone.
Credo proprio che dovrò cercare di tenerlo a mente la prossima volta che entrerò da Zara. 

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